Che cos’è il cimurro
Il cimurro è una malattia infettiva virale, molto contagiosa e con alta mortalità in particolare per i cuccioli.
Qual è la causa?
La malattia è causata dal Canine Distemper Virus (CDV), virus appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, genere Morbillivirus, molto simile al virus del morbillo umano; come questo, è dotato di envelope, un involucro esterno fosfolipidico che lo rende per fortuna molto poco resistente nell’ambiente. Il CDV è anche strettamente correlato ai morbillivirus che infettano i mammiferi marini. Il virus del cimurro possiede almeno sette diversi lineaggi geneticamente eterogenei ma strettamente correlati tra loro.
La malattia è particolarmente grave per il cane, che rappresenta il serbatoio per la fauna selvatica:
- Canidi – lupo, volpe, coyote, dingo, sciacallo, licaone.
- Mustelidi – furetto (la specie più sensibile), visone, lontra, moffetta, ermellino, donnola, martora, tasso, puzzola, ghiottone, faina.
- Felidi – il gatto si può infettare ma non si ammala, mentre i leoni e altri grandi felini sono molto vulnerabili.
L’eventuale contagio degli animali selvatici è monitorato, tra gli altri, dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali distribuiti su tutto il territorio italiano, che verificano le diverse situazioni e lo scoppio di eventuali epidemie.
Come si trasmette il virus?
La trasmissione del CDV avviene soprattutto per via respiratoria (per contatto diretto naso-naso e per inalazione di aerosol), anche se la presenza del virus in molti escreti e secreti rende possibile il contagio anche per contatto con questi (meno frequente). La possibilità che il virus possa trasmettersi per via indiretta è rara essendo questo poco resistente nell’ambiente esterno: il caldo secco e le radiazioni ultraviolette in particolare ne riducono la virulenza.
È quindi importante ricordare che cani che non vivono in casa, ma in ambienti rurali dove possono incontrare fauna selvatica (come, per esempio, durante battute di caccia), possono infettarsi attraverso il contatto con soggetti infetti.
Inoltre, animali randagi o che vivono in ambienti sovraffollati (canili, rifugi, negozi di animali), in cui le condizioni ambientali possono ridurre le difese immunitarie, possono aumentare la diffusione dell’infezione.
Il Cimurro può essere trasmesso all’uomo?
Il virus del cimurro non si trasmette all’uomo, per cui non ci sono rischi per la salute umana.
Come si manifesta la malattia?
Il virus penetra nell’organismo attraverso le vie aeree superiori e si diffonde a diversi tessuti linfoidi prima locali (tonsille, linfonodi bronchiali) e poi sistemici (milza, timo, midollo osseo), causando un calo dei globuli bianchi (leucopenia) e una potenziale immunodepressione che favorisce l’ulteriore diffusione virale fino al sistema nervoso e l’evoluzione dei segni clinici.
I sintomi rilevabili durante la visita sono variabili a seconda della risposta immunitaria del soggetto colpito, della sua età e del ceppo (lineaggio) virale coinvolto. L’incubazione dura da 6-8 fino a 30 giorni.
La manifestazione più grave si presenta nei cuccioli che non hanno ancora ricevuto la corretta profilassi vaccinale o che hanno perso la protezione degli anticorpi materni (Maternally-Derived Antibodies, MDA): questa comincia a calare dalle 9-12 settimane in avanti, a seconda della condizione immunitaria della mamma, della quantità di anticorpi assunti con il colostro e dalla condizione sanitaria dei piccoli.
Sintomi di cimurro
Nella fase acuta della malattia, il primo segno è la febbre, che si può presentare per circa una settimana associata a sintomi soprattutto respiratori:
- Congiuntivite sierosa o muco-purulenta
- Scolo nasale e oculare
- Tosse prima secca poi grassa
- Anoressia
- Abbattimento del sensorio
- Vomito
- Diarrea mucosa o sanguinolenta
Altri disturbi, come cheratocongiuntivite secca con perforazione della cornea e pustole cutanee, sono possibili in una seconda fase. Se l’organismo riesce a superare questa fase, si possono manifestare altri sintomi che comprendono lesioni a carico dei denti (ipoplasia dello smalto) soprattutto in cuccioli infettati prima della comparsa dei denti permanenti, lesioni ossee (osteodistrofia ipertrofica), ipercheratosi del tartufo (il cosiddetto “hard nose”) e dei cuscinetti plantari (“hard pad”).
Le complicanze neurologiche sono i fattori principali che influenzano la prognosi. I sintomi nervosi possono essere concomitanti con la malattia, ma (con maggior frequenza) si manifestano da 1-3 settimane a molti anni dopo la forma sistemica permanendo anche nell’adulto.
Questi possono comprendere:
- Incoordinazione motoria
- Tremori muscolari
- Nistagmo
- Crisi convulsive
- Movimenti ritmici di masticazione e salivazione a vuoto (i cosiddetti “chewing gum fits”)
- Cecità di origine centrale.
Come si riconosce il cimurro?
La diagnosi di cimurro non è sempre facile, in quanto gli esami per la valutazione della presenza degli anticorpi specifici per il virus non sono in grado di distinguere quelli di un’eventuale vaccinazione da quelli conseguenti a un’infezione naturale.
Ecco perché, di solito, il medico veterinario si basa sulla sintomatologia e sull’anamnesi clinica, oltre che sui risultati di alcune analisi di laboratorio (es., ricerca degli antigeni virali mediante test in-clinics e/o PCR), mentre esami di diagnostica per immagini (es., ecografia, RX) non hanno alcuna utilità.
Come curare il cimurro
Come per la stragrande maggioranza delle malattie ad eziologia virale, ad oggi non sono disponibili farmaci antivirali efficaci. Il trattamento del cimurro è quindi volto a limitare i sintomi respiratori e gastroenterici:
- Espettoranti e mucolitici – per rimuovere il catarro
- Fluidoterapia – in caso di disidratazione
- Antiemetici – per il vomito
- Antibiotici – per eventuali complicanze batteriche
Per combattere le complicanze neurologiche sarà necessario valutare i sintomi caso per caso e intervenire di conseguenza.
Per questi motivi, e soprattutto per la scarsità di cure e rimedi specifici, il cimurro è una patologia che mette a serio rischio la vita della popolazione canina.
Come prevenire il cimurro
La prevenzione del cimurro può essere ottenuta con successo attraverso la profilassi vaccinale, che si è dimostrata altamente efficace, tanto che la WSAVA (World Small Animal Veterinary Association, l’organo scientifico più autorevole in ambito veterinario e con un gruppo di studio di esperti per la compilazione di linee guida specifiche per le vaccinazioni del cane e del gatto) suggerisce di considerare la vaccinazione per il cimurro come altamente raccomandata (core), insieme a quella contro la parvovirosi e l’epatite infettiva.
Vaccinazione contro il cimurro nel cucciolo
La vaccinazione deve iniziare nel cucciolo quando la protezione fornita degli anticorpi materni (MDA) è scesa a un livello tale da permettere la stimolazione di un’immunità attiva; tuttavia, il momento corretto per iniziare il protocollo vaccinale è estremamente variabile e non determinabile a priori, in quanto dipende da vari fattori quali: titolo anticorpale della madre, qualità del colostro (quantità di IgG), quantità di colostro assunto, quantità di colostro assorbito, risposta individuale, specificità degli MDA diversa a seconda del patogeno (gli MDA per il cimurro hanno un’emivita di 8,4 giorni).
La variabilità del periodo è influenzata anche dalla taglia del cane: i cuccioli di grossa taglia, infatti, eliminano più velocemente le immunoglobuline materne rispetto ai cuccioli di taglia piccola.
La protezione materna è quindi sì fondamentale per il piccolo che, senza di essa, andrebbe incontro a infezioni e forme spesso letali, ma la presenza di elevate concentrazioni di MDA inibisce lo sviluppo di una risposta immunitaria endogena e interferisce pesantemente con la vaccinazione: con l’inoculazione del vaccino, infatti, gli MDA riconoscono l’antigene vaccinale e lo neutralizzano, impedendogli di stimolare il sistema immunitario ma, impegnati in questa inutile battaglia, si consumano, rendendo quindi il cucciolo facilmente aggredibile dal patogeno di campo.
Il periodo definito “finestra di vulnerabilità” è quel momento in cui le immunoglobuline materne sono ancora troppe per permettere il successo della vaccinazione ma, allo stesso tempo, sono troppo poche per difendere in modo efficace il cucciolo da una possibile infezione. Questa finestra gioca un ruolo chiave in caso di parvovirosi, ma è comunque importante anche per il cimurro: per quest’ultimo, infatti, tale finestra non è particolarmente lunga e di solito si limita a durare 2 settimane; la soglia (titolo anticorpale) protettiva viene considerata pari a 1:16.
Per questo motivo, per una profilassi corretta nei cuccioli sono consigliate 3 o più vaccinazioni a distanza di 3-4 settimane una dall’altra a partire dalle 8 settimane di età; è inoltre consigliato effettuare una titolazione anticorpale per valutare la presenza degli anticorpi materni e conoscere il reale stato immunitario dei cuccioli.
In soggetti sani, ben rispondenti, non immunodepressi e senza interferenza di MDA, il vaccino contro il cimurro è quello che stimola la risposta immunitaria più veloce, efficace fin dopo le prime ore dalla vaccinazione, fornendo una copertura in un solo giorno.
È da ricordare poi, che la risposta immunitaria verso una determinata malattia è determinata anche dalla razza. Esistono infatti soggetti di alcune razze il cui sistema immunitario è congenitamente in difficoltà a riconoscere determinati antigeni (di campo o vaccinali) e che per questo sono definiti non- o low-responder. Tra queste ricordiamo soprattutto:
- Dobermann
- Rottweiler
- Pastore Tedesco
- Pitbull
- American Staffordshire
- Labrador Retriever
- Bovaro del Bernese.
Vaccinazione contro il cimurro nel cane adulto
Le già citate linee guida WSAVA indicano come triennale la frequenza con cui effettuare il richiamo vaccinale per il cimurro.
Le stesse linee guida consigliano di effettuare una titolazione anticorpale prima di effettuare la vaccinazione, per verificare che la copertura specifica non sia ancora sufficientemente presente e la vaccinazione non sia quindi necessaria.
Il mio cane ha preso il cimurro nonostante fosse vaccinato
Situazioni particolari in cui il cane si è ammalato nonostante la vaccinazione possono capitare e molte sono le variabili che potrebbero aver provocato tale condizione:
- Soggetto non rispondente al vaccino, in cui non è stata verificata la corretta copertura
- Non corretta effettuazione del protocollo vaccinale
- Condizione di salute precaria che ha ridotto le difese immunitarie
- Ambiente a elevata carica virale.
In particolare, è da ricordare che il cane anziano, se non ha seguito un corretto protocollo vaccinale da cucciolo, potrebbe non riuscire a sviluppare una buona copertura con l’avanzare dell’età.
Il controllo della copertura anticorpale (esame che non necessita di particolare formazione o strumentazione in quanto può essere eseguito mediante dei kit ambulatoriali rapidi) è uno strumento estremamente utile per verificare, in tutti gli stadi della vita, la corretta risposta immunitaria del soggetto.
Bibliografia
- Cimurro – Marco Martini – Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute, Università di Padova
- Vaccini e vaccinazioni degli animali da compagnia – Ed. EDRA (2020) – Paola Dall’Ara
- Manuale di malattie infettive del cane e del gatto – Ed. Veterinarie (2014) – Stefano Bo
- Infectious diseases of the dog and cat – 4th ed. Elsevier (2012) – Craig E. Greene