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Come arrivare a diagnosi di parvovirosi

Diagnosi di Parvovirosi nel cane: procedure e indicazioni per il laboratorio

Per praticare la medicina d'eccellenza è necessario anche conoscere le best practice in ambito diagnostico di laboratorio. In questo articolo capiamo come effettuare la corretta diagnosi di Parvovirus nel cane attraverso le diverse pratiche possibili.

Indice dell'articolo

Parvovirus Canino storia del virus e classificazione.

Il parvovirus canino (CPV) è il principale agente di gastroenterite acuta nei cuccioli e ha diffusione mondiale.

È un virus in rapida evoluzione.
La sua prima comparsa come CPV-2 risale agli anni ’70 (Appel et al., 1979, Truyen 2006, Truyen 1999), e successivamente, negli anni ’80, sono emerse nuove varianti antigeniche, CPV-2a e 2b (Parrish et al., 1991, Goddard et al., 2010).
Nel 2000 anche l’ultima variante CPV-2c (Buonavoglia et al., 2010, Decaro, Buonavoglia 2012), che hanno sostituito il tipo antigenico originale.

Le tre varianti antigeniche sono distribuite globalmente con diverse frequenze e livelli di variabilità genetica.

Attualmente, il ceppo CPV-2 originale, non è più in circolazione, mentre le tre varianti antigeniche sono variamente distribuite in tutto il mondo.

In Italia sono segnalate tutte e tre le varianti, con una prevalenza dei tipi 2a e 2c.

In base ad una nuova classificazione il CPV-2 fa parte dei Protoparvovirus 1 dei carnivori, insieme al virus della panleucopenia felina (FELV) e ad altri parvovirus correlati dei carnivori (ICTV Virus Taxonomy 2015).

Morfologia

Il CPV è un virus piccolo sprovvisto di involucro esterno, costituito da un capside sferico che contiene una molecola di DNA lineare a singolo filamento, che codifica per due proteine non strutturali, NS1 e NS2, e due proteine strutturali, VP1 e VP2.
La VP2 è la principale proteina del capside ed è responsabile per l’antigenicità del virus (Green ed. 2012, Decaro e Buonavoglia 2012).

Azione del Virus sull'animale

Il virus si localizza prevalentemente nel rivestimento epiteliale del tratto gastrointestinale, nel midollo osseo e nei tessuti linfoidi, con distruzione dell’epitelio della cripta intestinale e necrosi, atrofia dei villi, ridotta capacità di assorbimento, interruzione della funzione di barriera intestinale, con conseguente batteriemia (Walter-Weingärtner J et al., 2021).

Diagnosi di infezione

La diagnosi di infezione da CPV si basa di solito, sulla presenza di una diarrea maleodorante e sanguinolenta, tuttavia, anche altri patogeni possono indurre una sintomatologia simile.

Pertanto, si ritiene sempre necessaria una diagnosi di laboratorio per confermare o escludere l’infezione da CPV (Green ed. 2012, Decaro e Buonavoglia 2012).

Tra le indagini per la diagnosi di CPV, consideriamo:

  • Ricerca antigeni fecali
  • Ricerca DNA virale con PCR real-time
  • Ricerca anticorpi

Ricerca antigeni fecali

Recentemente sono stati immessi in commercio numerosi test rapidi basati sulla tecnica ELISA o della immuno-migrazione, per il rilevamento di antigeni fecali del CPV canino nelle feci.

Trattasi di strumenti di facile utilizzo come metodo di screening rapido, con la possibilità di avere i risultati in pochi minuti.

In uno studio recente è stata presa in considerazione l’affidabilità di questi metodi per la diagnosi di infezione da CPV (Walter-Weingärtner J 2021).
I risultati di questo studio hanno evidenziato che la specificità è risultata eccellente per tutti i test rapidi utilizzati (100%), mentre, la sensibilità era compresa tra il 32.7% ed il 49.0%, pertanto molto bassa.

Nei cani che non sono stati vaccinati recentemente per la CPV, un risultato positivo al test rapido conferma l’infezione da CPV; mentre, un risultato negativo, a causa della bassa sensibilità del metodo, non permette di escludere l’infezione da CPV.

Con un test rapido negativo ed in presenza di un cane con segni clinici compatibili con un’infezione da CPV va condotta una ricerca mediante tecnica maggiormente sensibile, come la PCR real-time.

DIAGNOSI DI PARVOVIROSI RICERCA DI ANTIGENI FECALI CON TEST ELISA

Ricerca DNA virale con PCR real-time

Le metodiche di biologia molecolare, ed in particolare la PCR real-time, sono caratterizzate da una elevata sensibilità e permettono di:

  • monitorare il decorso del paziente,
  • controllare la viremia
  • verificare l’eliminazione del virus nelle feci anche dopo la guarigione.

Inoltre sono in grado di:

  • consentire la caratterizzazione del ceppo virale (Kaur et al., 2016) e
  • permettono la distinzione delle varianti dal virus originale (Decaro et al., 2006a), di
  • discriminare tra i ceppi vaccinali ed i ceppi di campo (Decaro et al., 2006c),
  • identificare le tre varianti attualmente in circolazione (Decaro et al., 2005c).

Bisogna tenere in considerazione che l’eliminazione del virus vaccinale può persistere fino a 28 giorni dopo la somministrazione (Freisl et al., 2017) e la reversione a virulenza dei vaccini è considerata una possibilità abbastanza remota.

È, quindi, fondamentale poter contare su strumenti in grado di differenziare la presenza del virus vaccinale piuttosto che del virus di campo nell’animale. Una diagnosi errata di parvovirosi in concomitanza con un’altra patologia potrebbe complicare la scelta e l’esito terapeutico (Decaro et al., 2007b).

Tuttavia, è necessario un monitoraggio accurato dal punto di vista genetico, per ridurre al minimo il rischio di non rilevare le nuove varianti genetiche con metodi di indagine obsoleti e di avere dei risultati falsi negativi (Decaro and Buonavoglia, 2012).

In uno studio recente condotto da Segev e collaboratori su Journal of Veterinary Internal Medicine (Segev et al., 2022) sono stati confrontati tre diversi campioni biologici per fare diagnosi di infezione da CPV mediante tecniche molecolari: sangue intero, tampone faringeo e tampone fecale.

Anche questo studio conferma che le tecniche molecolari sono utili per la diagnosi dell’infezione da CPV.

Sebbene tutti i campioni utilizzati nello studio abbiano presentato un’elevata sensibilità per il rilevamento del virus, i tamponi fecali presentavano la sensibilità più bassa, rispetto al sangue ed al tampone faringeo.

I campioni faringei, tuttavia possono risultare positivi a causa dell’esposizione ambientale.
Pertanto, se un cucciolo risulta positivo alla ricerca del CPV mediante PCR da tampone faringeo, in assenza di segni clinici coerenti, si consiglia di ripetere la PCR da sangue intero.

Questo studio supporta i risultati che il vaccino CPV può essere rilevato mediante PCR nei cuccioli vaccinati, principalmente durante i primi 20 giorni dopo la prima vaccinazione.

Invece, 20 giorni dopo la seconda vaccinazione, il numero di cuccioli con rilevamento positivo di CPV è sceso quasi a zero da tutti i siti campionati, suggerendo che la viremia e lo spargimento fecale sono manifestazioni comuni nei cuccioli solo dopo la prima vaccinazione.

Mentre, i risultati positivi alla PCR, da campioni ottenuti da cani non vaccinati di recente, e con segni clinici compatibili con CPV sono suggestivi di un’infezione con ceppo di campo.

diagnosi di parvovirosi con pcr real time

Informazioni utili prima di effettuare una PCR per la ricerca di CPV:

Il vantaggio della PCR è dato dalla sua elevata sensibilità e specificità, tuttavia, il dato dell’analisi va sempre messo in relazione al campione biologico analizzato ed al caso clinico in esame;

  • Prima di procedere ad inviare il campione per la ricerca del CPV contattare il laboratorio di riferimento, per avere chiarimenti sulla scelta del campione biologico più idoneo, alla luce dei sintomi dell’animale e del suo stato vaccinale;
  • Informare il laboratorio di eventuali altre indagini di laboratorio effettuate e dei relativi risultati.
    Questo permette di guidarvi per effettuare la diagnosi definitiva di infezione da CPV.

Ricerca Anticorpi

La diagnosi sierologica di infezione da CPV sfrutta generalmente test ELISA indiretti oppure l’inibizione dell’emoagglutinazione, ma è poco utilizzata (Greene and Decaro, 2012), se non come esame collaterale in corso di screening di popolazione (Santos et al., 2009; Yang et al., 2010; Castanheira et al., 2014).
Questo poiché la sieroprevalenza per CPV è molto elevata.

Inoltre, la diffusione di CPV offre numerose occasioni di contatto senza lo sviluppo di malattia, se non nelle fasce di età più a rischio.
L’ampio utilizzo della vaccinazione ha determinato una considerevole immunità di popolazione, rendendo difficilmente interpretabili i risultati della sierologia.

Lo studio di Segev et al., 2022, sopra riportato, ha effettuato anche indagini sierologiche sui cani in corso di infezione da CPV-2 ed è emerso che i test sierologici possono essere di aiuto nella diagnosi di CPV, ma che da soli non permettono di poter fare diagnosi.

In particolare, nei cuccioli non vaccinati, la ricerca delle IgM potrebbe essere di aiuto per la diagnosi di infezione, con l’impiego successivamente di altre indagini di laboratorio.

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